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Come ti affronto l’esame di maturità!

Adesso si chiama Esame di Stato e non più Esame di Maturità, ma incombe ugualmente sui tapini che devono affrontarlo e appare sempre, anche ai più preparati, come un’impresa epica in cui, probabilmente, ci sarà “pianto e stridore di denti”.

Emotivamente, lo studente come affronta il temuto Armageddon?

Come si prepara al’ultima, ineluttabile tappa che lo separa dalle agognate vacanze ?

Scopriamolo insieme…

benkyo


Settembre . Inizio dell’anno scolastico
.

Benché aleggi sin dal primo giorno di scuola lo spettro della maturità, lo studente fa spallucce. “E chi se ne frega – pensa giustamente – inizierò a preoccuparmi di studiare sul serio nel secondo quadrimestre”


Secondo quadrimestre
.

“Che palle. Bisogna studiare sul serio tutte le materie! Vabbè, un ripassone generale a due mesi dalla maturità sarà più che sufficiente.”


A un mese dall’esame.

Il ripassone procede fiacco.

Però mancano solo 30 giorni al tema, e sarebbe il caso di presentarsi alla prima prova scritta ben preparati su un argomento di storia o letteratura, per non ripiegare drammaticamente sul tema d’attualità, pietosa ultima spiaggia per lo studente che non sa niente (vedi: maturità dell’autore del presente articolo).


A una settimana dall’esame
.

Inizia il panico.
La mole di materie da studiare e nozioni da trattenere si fa insopportabile.
Lo studente diventa irascibile e nevrastenico. Maltratta i famigliari, che pur con comprensione rispondono a ceffoni.


La notte prima dell’esame.

Mentre i pochi studenti diligenti dormono quasi sereni, consapevoli di essersi preparati a dovere, la maggior parte dei maturandi rimane alzata fino a orari atroci, cercando disperatamente di recuperare terreno, maledicendo la propria svogliatezza dei giorni passati .

Intorno alle 23 arriva come un fulmine a ciel sereno una telefonata del vicino di banco Filippo: massoniche voci di corridoio svelano l’argomento del tema d’Italiano. E’ Manzoni, sicuro. Rivoluzione francese se scegli storia, è così, abbi fede. Lo studente, agitatissimo, chiama i compagni di classe più cari, per divulgare il segreto, e quindi dedica ore febbrili al ripasso degli argomenti “rivelati”. Dopo 17 ore filate di studio, con le nozioni che si accavallano nella testa e i continui peti che scappano improvvisi per via dei 25 caffè presi nel corso della giornata, lo studente terrorizzato va a letto per cercare di riposare almeno 3 o 4 ore , ingurgitando un mix letale di valeriane, valium e camomille,. Riuscirà a dormire, sudatissimo, un’oretta: giusto il tempo per avere l’incubo di arrivare in ritardo all’esame, e vedersi cacciato dalla scuola. Fesso e bocciato.


Primo giorno d’esame. Prova d’italiano.

Svegliandosi di soprassalto con un urlo da babbuino per via del sogno sopraccitato, lo studente è pronto per affrontare la giornata campale. Doccia per “essere tonici”, abbozzo di colazione reso impossibile dalla pancia piena di paura, e vestizione con gli abiti nuovi, pulitissimi e stiratissimi, ordinatamente preparati dalla mamma. Baciato dai famigliari come neanche dovesse andare in guerra, il maturando raggiunge la scuola con ampio anticipo. Davanti al portone, tutti gli studenti delle classi quinte. Si cerca di scherzare e sdrammatizzare, con la faccia contraffatta dal panico. Il bidello, finalmente, dall’interno della scuola apre il portone. E’ come se fosse stato sparato un colpo di starter alle olimpiadi: per accaparrarsi i posti migliori (quelli più nascosti, in fondo al corridoio, dove è più facile copiare e scambiarsi suggerimenti), gli studenti danno vita a una corsa sfrenata, unita a scene di lotta greco-romana. Partono sputi, insulti, calci, librate, bottigliate, gomitate. “Stappandosi” dal portone intasato, i ragazzi fanno finalmente irruzione nel corridoio. In brevi attimi, ci si accaparra il posto, che deve tener conto del vantaggio logistico ma anche di quello umano (se sei appostato bene, in una zona non visibile dai prof, ma vicino a te ci sono solo ignorantoni strabocciati, a che serve?!).

Quando tutti sono seduti (chi contento, chi già in lacrime), schiarendosi la voce uno dei presidenti delle commissioni d’esame annuncia che si procede all’ “apertura delle buste”. Fiato sospeso: vengono letti i titoli dei temi. Ad ogni titolo/argomento, qui portato ad esempio, ecco la reazione dei ragazzi.


Letteratura
: “
Vittorini e Pavese(“Chi? Ma porcaputvac…, non ci siamo nemmeno arrivati col programma a quei due lì! E io a ripassarmi Manzoni tutta notte! Qui si mette male, speriamo in storia…”)


Storia:
“Ripercussioni della prima guerra mondiale sul mercato europeo” (“Noooooooooo!!! E’ la fine!!!” con effetto eco. Segue fugace occhiataccia al compagno Filippo, che allarga le braccia sconsolato).


Tema d’indirizzo
:
“La poetica del lavoro nelle Georgiche di Virgilio”, oppure “La cibernetica come frontiera del futuro” (ormai stremato:”Sì, sì certo. Non so manco di che cacchio parli. Sentiamo l’attualità e facciamola finita” ).


Attualità
: “I difficili equilibri dell’est europeo” (“Ok. M’ammazzo…”)

Smaltita la prima mezz’ora a disposizione per bestemmiare rabbioso e piagnucolante in tutte le lingue di Babilonia, lo studente si rassegna. Sceglie un titolo, poi lo cambia, poi torna al primo. Infine, decide. Sì, decide di raccattare a destra e a manca suggerimenti, voci, appunti. Imbastisce alla bell’e meglio, con quello che ha raccolto, un barlume di idea. E comincia a scrivere. Allungando il brodo in modo ignobile, lo studente disperato ma determinato fa mente locale sulle cognizioni, di qualsiasi materia, che gli vengono in mente. Nel suo delirio, patetico e retoricissimo, infila vaghe conoscenze storiche, luoghi comuni, un bel po’ di “sentito dire” e citazioni a casaccio (da Seneca a Topolino, da Einstein a Giampiero Galeazzi). Consulta continuamente il dizionario, fedele al pensiero “scriverò pur delle str…ate, ma almeno le ho scritte bene!”. Dopo 4 o 5 ore, devastato, consegna. Tornato a casa, di fronte alle domande dei famigliari (“Allora, com’è andata?”), lo studente tenterà un’autodifesa che va a pescare tra i mali della scuola e della società, passando per l’inettitudine del prof di lettere e la slealtà del Ministero , per poi chiudere con un oracolare: “Mah, vedremo!”. Dopodiché, sconfitto nel corpo e nell’anima, si butterà a letto per almeno tre ore. Nessuno avrà il coraggio di disturbarlo.


Secondo e terzo giorno d’esame.

Nei due giorni successivi la situazione non cambierà granché: ressa per l’accaparramento dei posti, prove incomprensibili, forsennati tentativi di copiare e viavai dei professori che, in ogni modo, cercheranno di controllare la situazione. Alla fine della tre-giorni di fuoco, lo studente sa che “quel che è fatto è fatto”. Gli manca solo l’orale, e poi, finalmente, sarà finita!

Ma prima di allora, per pura perfidia e per aumentare la suspance, scopriremo solo tra una settimana cosa accadrà nei tanti temuti esami orali…

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By Quelli di Comix

1 Commento

  1. Cappellaio matto

    Che meraviglia di articolo…
    Per le prove scritte credo di essermi abbassato ai più turpi e abietti sotterfugi, trucchi che dopo cinque anni di trincea scolastica sono oramai arrivati a un livello professionistico invidiabile.
    Per gli orali rispolvererò il vecchi rosario della nonna e farò un paio di riti propiziatori di origine andina.
    amen.

  2. anto91

    DAi non può essere così terribile pensa che chi , come me , dovrà affrontare l’esame scritto di traduzione greca agli esami …. in fondo il trucco sta nel studiare tutto l’anno e avere una buona dose di fortuna , o anche “aiutini” io per esempio in un compitoi di mate mi sono scritta tutto nei biglietti che erano stati appiccicati dietro un righello …. insomma la prof nn ha mai sospettatto niente.

    buona fortuna a tutti i maturandi

  3. Cappellaio matto

    Hai ragione!!!
    Intanto i riti propiziatori hanno funzionato… e ora mi aspetta un pò di sano spaparanzo vacanziero.
    In bocca al lupo a tutti coloro che ci devono ancora passare anche da parte mia!

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